venerdì 30 maggio 2008

CORSA IN MONTAGNA: Intervista ad Alain Bonesi. Addio? Spero sia un arrivederci


Con le prove di campionato italiano individuale alle porte, sta davvero per entrare nel vivo la stagione della corsa in montagna. A livello locale, per il secondo anno consecutivo, grande assente sarà la stella dell’ADM Melavì Ponte Alain Bonesi. Quattro volte campione provinciale Fidal di specialità, detentore di diversi record sondriesi (Rasura Bar Bianco 33’18”, Camminata Cincett 32’23”, Trofeo Fiorelli “Salita Rifugio Omio” 57’07”, Talamona 33’13”) e autore di performance cronometriche di rilievo in gare di caratura internazionale (30’43” al Trofeo Vanoni, 41’41” alla Smarnagora) anche quest’estate non potrà gareggiare: «Il mio problema? Una tendinite rotulea che mi tormenta dal gennaio 2007 – ha esordito il trentatreenne runner morbegnese, da alcuni mesi accasato in quel di Cevo -. Il fastidio che ne consegue mi impediva e mi impedisce tutt’ora di correre come vorrei». I responsi delle visite specialistiche cosa dicono? «Sono andato da diversi dottori e sottoposto a più esami, ma la diagnosi è sempre la stessa: sono affetto da una tendinite cronica che potrebbe anche guarire, ma la tempistica è tutta da valutare. Potrei stare fermo ancora tre mesi come 2 anni. Insomma, la mia paura è dovere dire addio alle gare. Per il momento, quindi, spero possa essere solo un arrivederci». Cosa si prova passando da sette allenamenti a settimana più gara domenicale al divieto assoluto di correre? «Posso dire parolacce? Scherzo, cerco di stare il più lontano possibile dalle gare. Non le seguo da spettatore e non guardo le classifiche. Vedere gli altri correre mi fa troppo male. Cerco quindi di pensare ad altro, ma il problema è che la tendinite mi impedisce anche di andare in bici o a camminare». Tornando alla corsa in montagna e allo skyrunning, qual è la gara che più ti è piaciuta e quella a cui tenevi maggiormente? «Di gare belle ce ne sono molte. Quando stai bene ed ottieni discreti risultati ti piacciono più o meno tutte. A livello di spettacolarità di tracciato direi senza ombra di dubbio che la più suggestiva è Canazei. Quella che sentivo maggiormente è invece il Vanoni. Correr in casa ti regala sempre delle emozioni speciali». Qualche rammarico? «Essermi dedicato alla corsa troppo tardi. Ora la mia paura è dovere chiudere con all’attivo solo 4 anni di gare». Con il senno di poi, questo infortunio pensi sia dovuto ad un tuo errore? «Probabilmente si, anche se diversi dottori dicono che prima o poi questa tendinite sarebbe emersa. Mi allenavo da solo, senza un allenatore. Soprattutto nel periodo invernale, caricavo troppo». Facendo una panoramica sul movimento sondriese, vedi qualche atleta che potrebbe raccogliere il tuo testimone? «Come dicevo prima, sono fuori dal giro da un po’. Però, visto che Zanaboni è più vecchio di me, se dovessi fare dei nomi direi che vedo molto bene Marco Leoni ed Emanuele Rampa. Sono due ragazzi di talento che potrebbero regalarci grosse soddisfazioni». Maurizio

lunedì 26 maggio 2008

ALPINISMO: Confortola all'Everest niente vetta


La vetta più alta della Terra senza l’ausilio dell’ossigeno, per Marco Confortola è un obiettivo rimandato. Nella notte tra sabato e domenica è infatti sfumato l’attacco finale dell’alpinista di Valfurva. E con lui, si sono fermati pure Michele Enzio e Silvio “Gnaro” Mondinelli. Tutto ciò lo si è appreso in diretta dal sito internet http://www.montagna.tv/, il portale che ha seguito passo passo questa storica spedizione sull’Everest. Alle due di domenica mattina, al Colle Sud, il vento spirava a 50 chilometri orari e c'erano 24° sotto zero. Condizioni improponibili per un tentativo di vetta senza ossigeno. Se Mondinelli ha subito dato forfait, la voglia di cima per Enzio e Confortola era troppo forte. I due hanno lasciato l’ultimo campo avanzato, avventurandosi nella tormenta seguiti da tre sherpa. Realizzando che la missione era di quelle impossibili, la guida alpina della Valfurva ha ben presto desistito rientrando al campo 4. Enzio, invece, ha rinunciato sull'anticima. Fare la scelta giusta, anche per lui, non è stato facile. Da una parte la vetta, dall’altra la vita. Per fortuna anche il terzo componente della spedizione Share Everest 2008 ha fatto dietro front. Condizioni meteo permettendo, i nostri avrebbero portato sul “tetto del mondo” la bandiera tricolore affidata loro dal Presidente Giorgio Napolitano. Ciliegina sulla torta, dopo avere istallato al Colle Sud la stazione meteo più alta del mondo, sarebbe stato trasmettere in diretta, per la prima volta nella storia, i passi umani a 8.850 metri di quota. Purtroppo, furiose raffiche di vento e temperature inferiori ai venti gradi sottozero hanno smorzato sul nascere il gran finale di un’impresa che è comunque entrata nella storia. «La temperatura continuava a scendere - ha raccontato il capo spedizione Agostino Da Polenza alla giornalista di montagna.tv Sara Sottocornola - anche col sorgere del sole. Il vento la faceva abbassare. Sabato notte sono saliti solo quelli che hanno usato l'ossigeno». Da ricordare che, mentre Enzio tentava la vetta, al campo 4 arrivava lo sherpa con la terza batteria di scorta della stazione meteorologica di Colle Sud. Mondinelli e Confortola, nonostante la delusione, sono usciti e hanno ultimato l'installazione. Enzio è arrivato alle tende a metà mattina ora italiana, per fortuna in buone condizioni. Il gruppo si è quindi riunito e ha cominciato la discesa verso i campi inferiori sfidando un freddo sempre più pungente. «Gli ultimi dati della stazione meteo – ha spiegato Giampietro Verza dalla Piramide - indicavano al Colle Sud 18,5 gradi sottozero con raffiche di vento a 19 metri al secondo. Ciò significa che la temperatura percepita dagli alpinisti era di -35 gradi per l'effetto di raffreddamento del vento (wind chill)». Nonostante le difficoltà, gli alpinisti sono comunque riusciti a mandare le immagini in diretta dal Colle Sud, dove hanno completato i settaggi della stazione meteo che ora è operativa al cento per cento. Video visibili collegandosi a http://www.montagna.tv/. Sfumato il gran finale, Confortola e soci dovrebbero raggiungere in giornata la Piramide e poi ridiscendere sino a Katmandu. Il rientro in Italia è previsto per i primi di giugno. Maurizio

mercoledì 21 maggio 2008

RAFTING: L'Indomita Vatellina River in Nazionale


Anche due equipaggi dell’Indomita Valtellina River vestiranno, insieme agli atleti del Vipiteno, i colori della nazionale Italiana agli Europei di Rafting R4 e R6 (ovvero riservati ad equipaggi composti da 4 e da 6 rafter) in programma dal 13 al 19 maggio nella regione di Wildalpen in Austria. Una lunga e impegnativa settimana di competizioni lungo il fiume Salza, con passaggi di III e IV grado di difficoltà. In programma 4 diverse specialità: la gara sprint, la classica, il testa a testa e lo slalom. Ancora una volta a guidare la squadra maschile sarà Benedetto Del Zoppo, con all’attivo diversi europei e il mondiale 2007 in Corea, con lui alcune pagaie di lungo corso - Eros Gallina e Paolo Venturini - e nuovi e brillanti acquisti - Matteo Petrelli, Mirco Gatti e Alessandro Cristini - tutti rigorosamente valtellinesi doc. Il team maschile gareggerà sia nell’ R4 sia nell’ R6. Per quanto riguarda l’equipaggio femminile, invece, per l’ R4 vestiranno la maglia azzurra Monica Bacchiega, Chiara Pescatori, Wilma Truzzi e Deborah Orsinger, anche loro tutte valtellinesi, ma aiutate per l’ R6 da due atlete valdostane. Le due squadre - questa la novità - porteranno in Austria il marchio di un’eccellenza valtellinese, quella delle confetture Vis. Partiamo con entusiasmo e determinazione, forti di un inverno di allenamenti - spiega il presidente dell’Indomita Benedetto Del Zoppo - la competizione sarà molto dura e impegnativa visto l’altissimo livello degli altri equipaggi. La prima battaglia si giocherà tutta in casa azzurra, con gli avversari di sempre, i bravissimi rafter del Vipiteno già campioni del mondo. Una sfida in amicizia - non manca di sottolineare Del Zoppo - che per il momento ci vede comunque in testa al Campionato Italiano. Spero in un buon piazzamento per il mio equipaggio maschile - aggiunge - sono sicuro che le nuove leve, alla loro prima esperienza internazionale, sapranno farsi onore visto il loro costante impegno durante gli allenamenti. Nessun pronostico per le ragazze, ma grande attesa per il loro debutto sulla scena europea. Dita incrociate, dunque, per la prossima settimana sperando che l’emozione non giochi brutti scherzi e che al via, pagaie in acqua, si parta determinati a dare il massimo. (Caterina Conforto - ufficio stampa Indomita Valtellina River)

martedì 13 maggio 2008

SKYRACE: 4 Passi in Casa Nostra. “Un mesto finale per una bella giornata di sport”



  • Causa malore, l’esperto skyrunner di Castione Andevenno, Flavio della Fontana, si è accasciato al suolo. Nonostante le cure immediate è poi spirato presso l’ospedale Morelli di Sondalo;
  • Per la cronaca, ad aggiudicarsi la kermesse femminile è stata la campionessa europea di specialità Pierangela Baronchelli; mentre primo assoluto al traguardo di Sondalo è giunto il Forestale Lucio Fregona;

Ai nastri di partenza vi erano 135 concorrenti per la skyrace da 20km e 111 bambini che si sono misurati nella gara promozionale valida come prima tappa del Circuito delle Valli. Domenica 11 maggio 2008: una triste data per il mondo dello skyrunnig. A Sondalo, una bellissima giornata di Sport si è infatti conclusa con il peggiore degli epiloghi. L’esperto skyrunner di Castione Andevenno (So), Flavio Della Fontana, dopo avere tagliato il traguardo in 62ª posizione con il tempo di 2h51’29”, ha ritirato il proprio premio; mentre si incamminava verso le docce, si è accasciato al suolo. Subito soccorso dai sanitari presenti sul posto e trasportato al vicino ospedale Morelli si è poi spento dopo pochi minuti. La notizia, ovviamente, ha smorzato sul nascere ogni voglia di festeggiare. Consegnati i premi agli atleti più meritevoli, comitato organizzatore, atleti e pubblico gli ha dedicato un lungo applauso di commiato. «Difficile fare commenti o trovare le parole per situazioni simili – hanno dichiarato gli uomini dell’Atletica Alta Valtellina con la voce rotta dall’emozione -. Flavio, oltre che un concorrente, era un amico e la sua morte ci ha colpito come un pugno in pieno stomaco. Questa mattina era partito con il sorriso. Aveva corso con il massimo impegno, portando a termine una volata in zona traguardo per guadagnarsi una posizione. Che dire, siamo vicini alla sua famiglia in questo difficile momento». Per la cronaca, la giornata era cominciata con una manifestazione podistica promozionale rivolta al settore giovanile. Manifestazione che ha visto la partecipazione di ben 11 bambini. Nel frattempo, 135 concorrenti erano impegnati nella skyrace da 20km (1450m di salita e altrettanti di discesa). Ai nastri di partenza il fior fiore del ranking nazionale ha dato vita ad una prova combattuta e risoltasi solo nel rush finale. Pronti via, e davanti Lucio Fregona (Forestale Roma), Fabio Ruga (Recastello), Mikahil Mamleev (Atletica Brugnera) hanno subito staccato il gruppetto degli inseguitori. Al femminile la campionessa europea Pierangela Baronchelli (Valetudo Skyrunning) ha distanziato le dirette avversarie mantenendo un ritmo elevatissimo sino al traguardo. Alle sue spalle Raffaella Rossi del Team Valtellina ha progressivamente distanziato l’altra atleta orobica Carolina Tiraboschi. Con un forcing sull’ultima ascesa Fregona ha salutato i compagni di fuga presentandosi in solitaria la traguardo del Palasport. Per lui un crono finale di 2h04’33”. Medaglia d’onore per il russo naturalizzato italiano Mikahil Mamleev – 2h06’27”- e bronzo per il vincitore 2007 Fabio Ruga – 2h06’24”-. Nella gara in rosa la Baronchelli ha dominato in 2h34’23” davanti alla locale Raffaella Rossi - 2h41’31”- e a Carolina Tiraboschi – 2h59’55”-.
Maurizio

giovedì 1 maggio 2008

ALPINISMO: faccia a faccia con Marco Confortola



Sguardo furbo, capello rasato, sorriso malizioso e orecchino d’ordinanza. Marco Confortola si presenta così, ma dietro tanta spavalderia si cela un uomo ed un alpinista con la sua storia i suoi sogni e le sue paure. Maestro di sci, guida alpina e tecnico del soccorso alpino, lo abbiamo incontrato per voi presso l’aviosuperfice di Caiolo dove presta servizio nell’equipe del 118. Sei nato e cresciuto a Valfurva, praticamente in mezzo alle montagne. Quale è stata, però, la prima uscita alpinistica che ti ricordi? «A 4 anni mio padre mi portò in cima la Cevedale, è stato amore a prima vista – ci ha raccontato -. Poi con il CAI Valfurva ho fatto altre escursioni, ma a 11 anni ricordo ancora la prima volta sulla nord della Cima Piazzi. Ero con Angelo Andreola e su quel ghiaccio vivo avevo una gran “fifa”». Se dovessi parlarci della tua Valle, quali sono gli itinerari più suggestivi? «Per quanto riguarda le scialpinistiche è difficile dirlo. Amo l’inverno, quando una spessa coltre di neve ovatta le cime, i pascoli, i boschi. Il fruscio delle pelli sulla neve è l’unico rumore. Creare la propria traccia dove nessuno è passato soddisfa la mia voglia di avventura, come trovare la giusta meta tra le mille possibili appaga il mio istinto di esplorare. In Valfurva gli itinerari possono essere tranquilli come il Sobretta o grandiosi come il San Matteo, ma il bello dello scialpinismo è che la cima non deve per forza essere lo scopo della gita: spesso mi capita di sceglierla solo per fare una bella sciata in neve polverosa. Qui si ha solo l’imbarazzo della scelta: uno, ad esempio, potrebbe trascorrere una settimana al Branca e fare ogni giorno una cima diversa. D’estate, invece, suggerirei creste aeree e spettacolari come Suldengrat, Beackmanngrat e Hintergrat oppure le 13 Cime. Per chi non è proprio un alpinista provetto, quello che noi consideriamo il “battesimo dei ramponi” è invece la salita al Cevedale. Messa in archivio questa prima ascesa, si passa poi a San Matteo, Tresero e Ortles». Negli ultimi anni le vette di casa sembrano però starti strette. Hai in curriculum ben 5 cime himalayane.. Nel mirino vi sono quindi i 14 “ottomila”? «Sinceramente non lo so. Come ogni alpinista vivo alla giornata. Quello che so è che per me questo è il momento degli 8000. Da tempo subivo il fascino di queste vette. Quando nel 2004 Agostino da Polenza mi ha dato la possibilità di provare l’ascesa a Everest e K2 non c’ho pensato un attimo e ho preso l’occasione al balzo». Oltre ad essere alpinista, credi molto nel potenziale dello sport. Parlaci della tua associazione? «A mio modo di vedere, c'è una stagione per ricevere e una stagione per dare. Lo sport ha avuto un ruolo determinante nella mia vita: mi ha permesso di crescere con valori solidi e improntati. Valori come il rispetto degli altri, il sacrificio e anche la capacità di godere di quello che facevo. Devo questo anche a tutte quelle persone che, quando ero giovane, hanno dedicato tempo, energia e passione per aiutare me e i miei compagni a scoprire lo sport. Per questa motivo oggi, da alpinista conosciuto, voglio poter trasmettere ai ragazzi quella stessa disponibilità e passione che ho ricevuto dagli altri. Questa la ragione per cui nel 2005 è nata l'Associazione “Sport è vita”». Per comunicare con i giovani ti sei saputo proporre in modo mediatico. Ciò ti ha inevitabilmente portato a confrontarti con i media e quindi ad oneri ed onori. Tra tanti complimenti, non sono mancate le critiche. Quest’ultime, quanto ti hanno fatto male? «Come in ogni ambiente c’è chi tifa per te e chi ti rema contro. Posso solo dire che sono sempre stato sincero in ogni cosa che ho detto e fatto. In giro, invece, c’è molta gente invidiosa. Chi mi critica è anche chi vorrebbe che si parlasse di più di montagna per poi saltare addosso a chi lo fa. Questa gente dovrebbe impiegare meglio le proprie energie, e magari fare qualcosa per i giovani che forse è meglio». Già che ci siamo, perché non togliersi qualche sassolino dalle scarpe: cosa pensi di quelli che più che alpinisti amano definirvi “pesta neve”? «Per carattere sono uno che tira dritto per la sua strada. Posso solo dire che con gli sci penso di avere detto la mia. La discesa dall’Ortles, per il momento, l’abbiamo fatta solo in due. Che poi per salire una vetta himalayana non serva essere alpinisti sono solo chiacchiere da bar. Sull’Annapurna ci siamo trovati su una parete verticale e abbiamo istallato una corda fissa con chiodi a 50m. Vorrei vedere molti “boss” della falesia in simile condizioni». Pochi mesi fa hai presentato la tua prossima spedizione. Con il più difficile degli “Ottomila” hai un conto aperto: «Al K2 ci sono già stato ed ho sofferto moltissimo il non essere arrivato in cima. Con la consapevolezza che non sarà facile, questa volta ci riuscirò. Quella montagna, dal basso, l’ho già vista troppe volte. Mi sento particolarmente onorato e orgoglioso per la fiducia che il Credito Valtellinese ripone in me e farò il possibile, mettendo a frutto la mia esperienza e le mie capacità d’alpinista, per portare in cima al K2 il nome della banca di casa». In soli 3 anni hai avuto diverse esperienze himalayane. E’ vero che le vette più gettonate sono vere e proprie discariche a cielo aperto? «La situazione non è più così drammatica. In passato le spedizioni commerciali hanno lasciato montagne di rifiuti, ma fortunatamente le istituzioni locali si sono attivate per ripulire quelle zone. Il governo cinese, ad esempio, paga un tot agli sherpa che riportano a valle il lerciume che trovano lungo la marcia. Nella mia ascesa all’Everest, infatti, mi è capitato di trovare solo due bombole abbandonate». Oltre ai governi anche voi alpinisti vi siete attivati per dare a quella gente e a quelle zone un futuro migliore «Personalmente collaboro con Eco-Himal, un’associazione di volontariato ONLUS creata per promuovere la difesa delle aree himalayane attraverso la cooperazione con le popolazioni che vi abitano. L’idea è di favorire iniziative che possano migliorare le condizioni di vita nelle aree più remote. Ora ad esempio stiamo raccogliendo fondi per comprare delle pecore e dare a questa gente la possibilità di vivere di pastorizia». Maurizio